Quale materia insegna? Costruzione di speranza
“QUALE MATERIA INSEGNA? COSTRUZIONE DI SPERANZA”
Mi piace di l’idea di usare questa newsletter natalizia per lanciare un abbraccio e un sorriso a tutti questi dirigenti ed insegnanti che forse in punta di piedi oppure con grande energia stanno ri-innovando la nostra amata scuola.
Solo da settembre con la mia preziosa Leila abbiamo fatto un tour formativo che ha toccato quasi tutte le regioni del Bel Paese.
In questo splendido viaggio abbiamo incontrato diverse migliaia di uomini e donne di scuola, ma il nostro saluto va in particolare a quei dirigenti coraggiosi e a quegli insegnanti ottimisti, che alla paura del cambiamento hanno preferito una buona dose di coraggio e un pizzico di follia per tentare sentieri nuovi e possibili.
Cambiamento d’altronde è la parola d’ordine di questo nuovo millennio, è una parola che ad alcuni fa paura mentre ad altri fa letteralmente arrabbiare, perché cambiare il modo di fare scuola se sono decenni che si va avanti così?
Forse perché è cambiata e sta cambiando ancora la nostra società, il mondo del lavoro, le relazioni affettive, ma anche il modo di comunicare, le nuove tecnologie ma anche la stessa la famiglia in un mondo globalizzato che sembra correre all’impazzata chissà poi verso dove.
E la scuola? La scuola non può permettersi di rimanere indietro, non può farlo perché ha il dovere e la mission di costruire un futuro ai nostri caotici quanto fragili millennials.
Già i nostri millennials, esuberanti ma fragilissimi, iperconnessi ma spesso profondamente soli, secondo me lo sentono … sentono che il mondo è cambiato e va davvero di fretta, una fretta che ad un livello non sempre consapevole crea quell’ansia che in classe diventa agitazione, scarsa attenzione e persino insofferenza.
Fino a quindicina di anni fa le classi erano davvero diverse, ricordo i miei compagni di studi seduti nei loro banchi, qualcuno con poca voglia di studiare qualcun’altra più motivato, ma non c’era quella frenesia e agitazione che respiriamo oggi tutti i giorni.
In fondo nel millennio precedente, perché agitarsi nel proprio banco? Si era un po’ come in sala d’aspetto, ognuno sapeva che sarebbe venuto il proprio turno, c’era spazio in abbondanza per tutti. Adesso è diverso, sembra quasi che i nostri ragazzi sentano che lo spazio si è ristretto, quindi scalpitano, non vogliono stare li fermi, hanno come un’agitazione che li divora dentro.
C’è una cura per questa agitazione, una cura che si chiama speranza e che si può somministrare solo con un modo diverso di fare scuola.
Se il futuro è incerto e nebuloso dobbiamo armare i nostri ragazzi di molte più risorse, le sole conoscenze non sono sufficienti servono molte competenze.
Già…Queste benedette competenze, maltrattate da super esperti super teorici e di conseguenza mal digerite dagli insegnanti, sono la chiave, la chiave per fare in modo che i nostri ragazzi potranno costruirsi un futuro solido in un mondo liquido.
I nostri ragazzi dovranno imparare per tutta la vita, essere creativi e pieni di spirito di iniziativa, dimostrando di essere autonomi quanto capaci di lavorare in molteplici team su molteplici progetti. Non solo dovranno saper comunicare in modo efficace a tutti livelli, imparando a parlare e a creare anche con la lingua del digitale, ma dovranno avere anche un’empatia, un pensiero critico e consapevolezza culturale che getti le basi per una società inclusiva e responsabile.
E’ per questo che amo la prospettiva per competenze, mi permette e ci permette di dare speranza ai nostri ragazzi, una speranza concreta di potersi costruire il proprio futuro, qualsiasi esso sia.
Da questo punto di vista la visione viene prima della metodologia (che come sapete è corposa nei mie corsi) perché la deve ispirare e guidare.
L’insegnante del nuovo millennio deve essere un costruttore di speranza e futuro, un futuro che nel nostro piccolo ciascuno di noi sta contribuendo a creare.
Che si tratti di cooperazione, capovolto, compiti di realtà o chissà cos’altro lo stiamo facendo per i nostri ragazzi….forse non lo sapete, ma siamo davvero in tanti, forse non siamo rumorosi ma come un’onda silenziosa stiamo esplorando nuovi territori.
Un augurio di sincero a tutti i costruttori di futuro che abbiamo incontrato quest’anno e a un 2017 in cui ciascuno di voi trovi possa proseguire in questa direzione.
Stefano Rossi e Leila Bresciani
Centro per la Didattica Cooperativa