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NON ABBIATE PAURA DELLE LACRIME
6 Dicembre 2020
Articolo di Stefano Rossi ©
Se davvero vogliamo coltivare un cuore intelligente non dobbiamo più avere paura delle lacrime.
Su questo vorrei raccontarvi un episodio che a distanza di 10 anni è rimasto indelebile nella mia memoria.
All’epoca ero un giovane psicopedagogista scolastico e avevo concordato con la scuola di fare un salto in ogni classe per conoscere i ragazzi.
Erano le 8.10 di un lunedì di Novembre e come previsto sarei stato presente alla lezione di una classe prima (media).
Mentre la professoressa faceva l’appello mi accorsi subito che Marco (gli daremo questo nome) dal fondo della classe stava trattenendo a fatica le lacrime.
L’insegnante lì per lì non se ne accorse, ma quando giunse a metà appello, il piccolo Marco esplose in un pianto a dirotto.
Cercò con tutte le forze di trattenerle, nascose la testa quasi sotto il banco ma nulla…quelle lacrime urlavano troppo forte e non accettavano alcuna censura.
Erano un grido che doveva uscire a tutti i costi…
Quello che però mi colpì, non furono le lacrime di Marco, ma la reazione della professoressa.
Invece di leggere quelle lacrime come un “GRIDO DI AIUTO” l’insegnante le lesse come un “GRIDO DI PERICOLO”.
Visibilmente turbata da questo pianto improvviso la prof.ssa riuscì solo a dire due parole piene di angoscia: “NON GIRATEVI”.
Due parole che paralizzarono la classe in una morsa di vergogna, paura e disorientamento lasciando il piccolo Marco, solo col proprio dolore e con la pesante aggravante dell’umiliazione di essersi macchiato di qualcosa che non doveva essere ne visto ne nominato.
Non voglio con questo post gettare la croce sull’insegnante.
Il mio intento è trasformare questo episodio in un’occasione di riflessione costruttiva per insegnanti e genitori.
Dentro quel “NON GIRATEVI” c’è il lungo cammino che dobbiamo compiere tutti insieme (scuola e famiglia, famiglia e scuola) per educare, non solo il cuore dei nostri ragazzi, ma anche e soprattutto il nostro.
Il primo passo è comprendere “perché abbiamo paura delle lacrime”.
Abbiamo paura delle lacrime perché le consideriamo un infinito di sofferenza
troppo grande per lo spazio finito del nostro cuore.
La reazione della prof.ssa, non deve essere letta come una risposta fredda e anaffettiva della serie: “Devo spiegare, non ho tempo da perdere con le tue lacrime”.
La sua è stata una reazione segnata al contrario dalla troppa emozione.
La prof.ssa è andata in angoscia perché temeva che dietro il pianto di Marco ci fosse un “infinito di dolore ingovernabile” che avrebbe travolto e gettato in angoscia l’intera classe.
La paura delle lacrime è la paura dello sconfinato e dell’infinito.
Un cuore intelligente rovescia questa lettura.
La corretta equazione del cuore ci dice che, non è il dolore delle lacrime ad essere infinito, ma infinita è la capacità di amore e empatia del nostro cuore.
Le lacrime dell’altro (sia studente, figlio o compagno) non travolgeranno la nostra vita.
Chiedono solo di essere accolte.
Chiedono il dono più semplice e più difficile del mondo: l’ascolto.
Un ascolto che nella pedagogia che propongo assume la forma del sedersi accanto a chi soffre facendogli sentire che:
– teniamo a lui
– crediamo in lui
– e soprattutto ci siamo per lui.
Le lacrime non sono un grido pericoloso, sono una DOMANDA D’AMORE.
E il piccolo Marco? Come è finita quella surreale ora di lezione?
La prof.ssa angosciata dalle lacrime era una brava insegnante con cui avevo già collaborato e che avevo apprezzato per la capacità di appassionare i suoi studenti.
Visto il nostro rapporto di fiducia, e cogliendo la sua difficoltà, ho cercato il suo sguardo offrendole delicatamente la mia proposta di aiuto.
Trovando il suo consenso ho proposto alla classe un sentiero diverso.
Ho spiegato ai ragazzi che non dobbiamo avere paura delle lacrime.
Nelle lacrime il nostro dolore cerca una via per uscire dal buio.
Una via che ci chiede di essere confortati dalle persone che ci vogliono bene.
Mi sono allora fisicamente e simbolicamente seduto accanto al piccolo Marco chiedendogli se avesse voglia di raccontarci il messaggio delle proprie lacrime.
Marco allora ha raccontato che la sera prima il suo amato cane era stato investito…
Gli dissi allora che anche io avevo provato un dolore terribile ogni volta che uno dei miei amici animali era venuto a mancare.
Il cuore di Marco aveva bisogno di conforto, carezze e comprensione.
Chiesi allora ai compagni se qualcuno di loro volesse donargli una “carezza d’empatia”.
Sofia, Simone, Nadia e tanti altri compagni hanno circondato Marco avvolgendolo e scaldandolo in un caldo abbraccio.
Ecco perché non dobbiamo avere paure delle lacrime.
Non è il dolore che sta dalla parte dell’infinito ma lo è l’apertura del nostro cuore.
Le lacrime chiedono di essere avvolte da una carezza d’empatia.