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INCLUDERE SENZA ESCLUDERE
16 Giugno 2020
Articolo di Stefano Rossi ©
Cosa prova un bambino che per essere incluso viene a conti fatti escluso dalla propria classe?
Lavorare in una stanza a parte pur con un bravo insegnante di sostegno lascia nel cuore del bambino tre ferite profonde.
La ferita dell’esclusione.
La ferita della diversità.
La ferita della solitudine.
Bambini e ragazzi che lavorano a parte, nella bolla dentro o fuori la classe, hanno negato il diritto di “Incontrare lo Sguardo dei loro compagni”.
Perché accade?
Perché lavorare a parte è il modo più efficiente per includere la testa.
Un bambino non è solo testa.
È uno sguardo che ha bisogno di incontrare altri sguardi.
È un cuore che ha bisogno di prossimità con altri cuori.
È questo uno degli aspetti che più mi sono cari della Didattica cooperativa: i bambini più fragili lavorano in classe unendosi ad una delle tante coppie cooperative al lavoro.
Non si può chiamare inclusione ciò che a conti fatti è esclusione.
La verità dell’inclusione è nella cooperazione.
La verità dell’inclusione è nell’abbraccio di sguardi che finalmente possono incontrarsi.
Didattica cooperativa (scopri)