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L’ALBERO DELLA GRATITUDINE

4 Gennaio 2020

Stefano Rossi ©

Quando un anno volge al termine è tempo di bilanci.
Se il pensiero calcolante che domina il nostro tempo ci fa pensare al bilancio solo in termini economici, l’intelligenza del cuore ci regala una prospettiva diversa: la prospettiva della gratitudine.
Ma come si può parlare di gratitudine dopo un anno terribile come quello appena concluso?
E soprattutto come e perchè educare alla gratitudine bambini, ragazzi e persino adulti?
🍀 PAROLA DA SALVARE
La parola GRATITUDINE è una parola da salvare proprio perchè il nostro tempo non ne comprende ne il significato ne la bellezza.
La precarietà del mondo liquido ha reso le nostre vite profondamente incerte: incerto è il lavoro, incerti sono gli affetti, ora incerta è persino la salute.
Soli e spesso angosciati camminiamo su una sottile lastra di ghiaccio che da un momento all’altro potrebbe inghiottirci.
Se il mondo diventa minaccia anche l’Altro diventa minaccia: non è più un fratello o un amico, ma qualcuno con cui competere e da cui difendersi.
L’incertezza del posto di lavoro, l’incertezza sanitaria, l’incertezza dell’intero mondo globale è una chiamata alla guerra e alla lotta per la sopravvivenza per individui e nazioni.
In questo contesto di battaglia anche la scuola, da luogo di educazione cooperativa, si trasforma in palestra per la competitività dove acquisire skills e armi per vincere la futura guerra del lavoro.
In un mondo del genere la parola gratitudine non ha neanche bisogno di essere combattuta, semplicemente evapora e scompare dal nostro orizzonte.
Diventa parola vuota e anacronistica, buona al massimo per gli auguri di Natale.
🍀 PAROLA CHE CI SALVA
E se stessimo guardando nella direzione sbagliata?
E se il sentiero per sopravvivere a questo mondo incerto non fosse la competizione fratricida ma la cooperazione del prendersi cura gli uni degli altri?
E se ancora più radicalmente l’imboccare il sentiero dell’individualismo non fosse solo una soluzione sbagliata ma parte del problema?
Io penso che da soli possiamo al massimo resistere ma se davvero vogliamo lasciare ai nostri bambini e ragazzi un mondo migliore dobbiamo passare dalla resistenza alla resilienza.
La resilienza, non tanto quella abusata e proclamata da una superficiale cultura dello “sviluppo personale”, non è mai resilienza del solo Io ma è una resilienza del Noi.
Se vogliamo seminare la possibilità di un mondo migliore dobbiamo insegnare, a casa e in classe (tramite pratiche cooperative e d’empatia) che “esistere è sempre un co-resistere” un resistere insieme prendendoci cura gli uni degli altri.
In questa logica della resilienza collettiva e cooperativa la parola gratitudine, non solo viene salvata, ma diventa parola che ci salva dalle sentenze grigie di individualismo, solitudine ed egoismo.
🍀ARCIPELAGO DELLE PAROLE INUTILI
Gratitudine, nella ricerca pedagogica che propongo, rientra in un arcipelago di parole afferenti ad un’etica dell’empatica intesa come prenderci cura gli uni degli altri
In questo arcipelago troviamo tutta una serie di parole inutili quali gentilezza, amicizia, condivisione ma anche dono, perdono e aiuto reciproco.
Attenzione però: sono parole inutili per il Mito della Performance, ma nella loro apparente inutilità sono in grado di rovesciare i presupposti della cultura della resilienza competitiva che ci imprigiona in un mondo di solitudine, angoscia e buio costante.
🍀 ALBERO DELLA GRATITUDINE
Ecco allora una piccola attività per voi ma anche e soprattutto per figli e studenti.
Su un foglio A4 fate disegnare l’ Albero della Gratitudine.
Un albero con tanti rami che si aprono al cielo.
Concedete qualche minuto e lasciate che il cuore sappia scorgere su ogni ramo dell’albero il nome a cui dire il proprio grazie.
Alcuni suggerimenti…
🍁 CHI
Una persona ma anche un animale domestico che ha saputo accarezzato il nostro cuore.
🍁 COSA
Anche un evento (persino una caduta, una prova superata…) che nonostante la difficoltà e il dolore iniziale ha fatto fiorire in noi qualità nuove, piccoli traguardi o anche solo una migliore conoscenza di noi stessi.
🍁 DOVE
Esortate bambini e ragazzi a cercare la gratitudine in diversi luoghi (casa, scuola, sport, web…).
🍁 QUANDO
Il grazie non deve essere legato necessariamente all’ultimo periodo. Magari la persona o l’evento che oggi da ringraziare si riferisce ad un passato lontano ma che ora riconoscete come prezioso per la vostra vita.
🍁 COME
Spiegate ai bambini che è il cuore, piuttosto che la testa, che deve cercare chi e cosa ringraziare. Dentro il nostro cuore c’è una saggezza profonda che spesso supera e trascende la saggezza della testa.
🍁 PERCHè
Dopo aver scritto sui diversi rami dell’albero la persona o l’evento da ringraziare concedete il tempo di girare il foglio su cui scrivere il proprio perché.
Gli studenti saranno liberi di scrivere il perchè di ciascuna persona indicata sui rami o di scegliere una sola persona a cui scrivere una lettera di empatia a cui donare il proprio grazie.
🌻 IN CLASSE
Potete chiedere agli studenti di condividere almeno una persona o un evento per cui sono grati.
Farete circolare in classe la coperta calda dell’empatia ma soprattutto starete proponendo uno sguardo diverso che al grigiore dell’individualismo preferisca il calore della gratitudine.
L’augurio che faccio a voi, ai vostri figli e ai vostri studenti è quest’anno sia un anno in cui ridar voce a molte “parole da salvare”.
Per ricominciare partiamo dalla Gratitudine…

 

 

 

 

 

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